mercoledì 17 novembre 2010

Bisogna difendere i cristiani


Si moltiplicano le prese di posizione dopo gli ultimi episodi di violenza e discriminazione

Bisogna
difendere i cristiani

Parigi, 17 nov. Bisogna difendere i cristiani. Non lo dicono solo uomini di Chiesa ma esponenti laici del mondo della cultura, influenti opinionisti musulmani, studiosi delle religioni. Dopo l'indignazione seguita all'attentato compiuto il 31 ottobre scorso da un gruppo di Al Qaeda contro la cattedrale siro-cattolica di Baghdad, nel quale sono stati assassinati due sacerdoti e quarantaquattro fedeli, non si contano gli interventi, le manifestazioni e le iniziative - il settimanale francese "La Vie" ha scritto una lettera aperta al presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy già firmata da numerose personalità - a favore delle comunità cristiane residenti in Iraq e in tutti quei Paesi dove vengono costantemente offese.

Precisando alcune sue dichiarazioni diffuse tempo fa dall'agenzia spagnola Efe, nelle quali sosteneva che "oggi i cristiani formano, su scala planetaria, la comunità più costantemente, violentemente e impunemente perseguitata", il filosofo francese Bernard-Henri Lévy, in uno dei suoi bloc-notes sul settimanale "Le Point" - ripreso in Italia dal "Corriere della Sera" - elenca gli episodi che hanno visto recentemente come vittime i cristiani e delle situazioni dove essi sono discriminati, in India come in Pakistan, in Iraq come in Iran, in Sudan come nella Repubblica Democratica del Congo, in Algeria come in Egitto. "Di fronte a queste persecuzioni di massa dei cristiani - afferma Lévy - improvvisamente non c'è più nessuno ad alzare la voce". Per il filosofo, di famiglia ebraica e nato in Algeria, non c'è alternativa: "O si aderisce alla dottrina criminale e folle che mette in competizione le vittime e ci si preoccupa soltanto delle "proprie" vittime, oppure la si rifiuta e con la stessa energia, stavo per dire la stessa fede, si denuncia l'odio planetario, l'ondata omicida di cui i cristiani sono vittime e di cui la loro vecchia condizione di rappresentanti della religione dominante o, in ogni caso, più potente, impedisce di prendere coscienza".

I cristiani - ha scritto il giornalista e islamologo saudita Mshari Al-Zaydi sul giornale londinese "Asharq Al-Awsat" - sono una parte essenziale del Medio Oriente: "Gesù è nato in Palestina ed è stato battezzato sulle rive del Giordano. I popoli arabi - afferma - dovrebbero coesistere con i cristiani e difenderli". Al-Zaydi, per il quale l'attentato a Baghdad ha aperto una ferita e una crisi spirituale anche nel mondo islamico, sottolinea come i cristiani abbiano partecipato, a fianco dei musulmani, alla costruzione di diverse nazioni arabe: "Le loro idee sono state utili e continuano a essere utili come categorie di identità politica capaci di accogliere molti intellettuali arabi, cristiani e musulmani, all'interno di movimenti moderati". È necessario - spiega - riconsiderare la natura del mondo arabo a partire da queste idee che, per il passato, sono riuscite ad allontanare l'influenza dell'estremismo religioso, prendendo il meglio dalle differenti religioni.

Anche per Annie Laurent, politologa esperta di Medio Oriente, intervistata da "Le Monde des religions", i cristiani d'Oriente sono indispensabili in questo difficile equilibrio poiché "incarnano lo scambio fra le due culture nel seno stesso delle società" e restano i garanti della pluralità, e quindi della libertà.

Esiste "un permesso di uccidere" i fedeli cristiani, si chiede Bernard-Henri Lévy a conclusione del suo articolo, "un permesso di opprimere, umiliare, martirizzare, in nome di un'altra guerra delle civiltà non meno odiosa della prima? Ebbene no. Oggi bisogna difendere i cristiani".

(©L'Osservatore Romano - 18 novembre 2010)