mercoledì 3 novembre 2010

Le reazioni internazionali alla strage di Baghdad. Chi attacca la libertà religiosa colpisce i diritti di ogni uomo


Le reazioni internazionali alla strage di Baghdad

Chi attacca la libertà religiosa
colpisce i diritti di ogni uomo

Per "Le Monde" quello dei cristiani è un "dramma che riguarda tutti"


Baghdad, 3 novembre. Un dramma che non riguarda solo i cristiani iracheni. Il giorno dopo i funerali di alcune delle vittime della strage compiuta domenica all'interno di una chiesa della capitale irachena, è il tempo della solidarietà. E della presa di coscienza di una situazione che, per gravità e dimensioni, non può più restare circoscritta all'interno dei confini nazionali. Il patriarca di Babilonia dei Caldei, cardinale Emmanuel III Delly, celebrando ieri il rito funebre dei due sacerdoti e di alcuni dei fedeli uccisi, si è fatto interprete del dolore dei cristiani iracheni. Una condanna netta degli attentatori - "Le vittime sono state colpite dalla mano del diavolo" - ma senza cedere allo sconforto, con parole che guardano soprattutto al futuro e spronano le istituzioni. "Non abbiamo paura della morte né delle minacce. Siamo figli di questo Paese - ha detto - e continueremo a stare con i nostri fratelli musulmani".

Il premier iracheno uscente, Nouri al-Mlliki, ha istituito una commissione d'inchiesta per far piena luce sull'attacco alla chiesa siro-cattolica. E ha lanciato un appello ai cristiani a restare in Iraq e a "non consentire al nemico di svuotare il Paese delle sue comunità cristiane".

In un messaggio di cordoglio inviato al Papa, il patriarca supremo Karekin II, Catholicòs di tutti gli armeni, chiede alle autorità competenti "che i diritti e la libertà delle comunità cristiane in Iraq siano protetti". Tra le numerose espressioni di condanna, quella del presidente del Parlamento europeo, Jerzy Buzek. "Il terrorismo non è mai una risposta, qualsiasi siano le differenze. Il rispetto reciproco è la sola via su cui proseguire per costruire un futuro di pace in Iraq". E "la sicurezza e i diritti di tutte le minoranze, compresi i gruppi religiosi, devono essere rispettati e protetti in tutte le società".

Anche dal mondo islamico sono arrivati attestati di solidarietà. Mohamed Refaa al Tahtawi, portavoce di Al Azhar, importante centro di teologia sunnita del Cairo, ha riferito che il grande imam Sheikh Ahmed El Tayyeb, attualmente in Francia per un intervento chirurgico, ha condannato l'attacco. Le minacce contro la Chiesa copta egiziana lanciate dal gruppo iracheno che fa capo ad Al Qaeda e che ha rivendicato la strage nella chiesa di Baghdad sono "totalmente inaccettabili e servono solo ad alimentare le divisioni confessionali". Secondo il capo di Al Azhar, ha detto il portavoce, sferrare attacchi terroristici contro innocenti è "assolutamente contro l'islam", che invece "criminalizza qualsiasi attacco alle Chiese". Dello stesso tenore anche l'organizzazione Fratelli musulmani, che sul suo sito internet definisce gli attentati contro luoghi di culto "un crimine contro l'islam" e ritiene che "gli autori devono essere puniti severamente". Inoltre, i Fratelli musulmani ricordano "a tutti e soprattutto ai musulmani che la protezione dei luoghi di culto dei fedeli di qualsiasi confessione è la responsabilità della maggioranza dei musulmani".

Vasta l'eco anche sulla stampa internazionale. In particolare, un editoriale del francese "Le Monde" affronta oggi in prima pagina il tema dell'esodo dei cristiani dall'Oriente, definendolo come "un dramma che riguarda tutti noi". Per il quotidiano transalpino è "difficile parlare di "terrorismo cieco" quando sacerdoti e fedeli che assistono alla messa domenicale vengono uccisi nella loro chiesa". Quella irachena - viene ricordato - è la comunità cristiana del Medio Oriente che ha subito "la più forte emorragia in questi ultimi decenni". E "per le comunità interessate, al di là dell'islam radicale, si tratta ormai di un confronto quotidiano con un islam politico che rende difficile la sopravvivenza della cultura e delle tradizioni cristiane".

Sul "New York Times", in un articolo pubblicato anche in Italia da "la Repubblica", Anthony Shadid riferisce del massacro come di "un colpo al cuore dell'Iraq tollerante". E ricorda come "una volta l'Iraq era una singolare mescolanza di fedi, costumi e tradizioni", mentre "con le vittime di domenica si è tracciato un altro confine in una nazione definita soprattutto dalla guerra". Ai fatti iracheni il quotidiano italiano dedica un dossier intitolato I nuovi martiri cristiani. In particolare, Marco Ansaldo sottolinea che "il mondo sta diventando un campo di battaglia pieno di croci" e "la parola martirio suona di tremenda attualità su diverse latitudini".

(©L'Osservatore Romano - 4 novembre 2010)