mercoledì 19 gennaio 2011

Il dialogo teologico fra cattolici e ortodossi. Si lavora a un documento su primato e sinodalità (Andrea Palmieri)


Si lavora a un documento su primato e sinodalità

Il dialogo teologico
fra cattolici e ortodossi

di Andrea Palmieri
Pontificio Consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani

Il dialogo teologico, condotto dalla Commissione mista internazionale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, ha conosciuto qualche difficoltà, ma, grazie alla ferma volontà di proseguire nella ricerca del superamento degli ostacoli ancora esistenti, espressa da tutti i suoi membri, non si è arrestato.
La Commissione, che è composta da due rappresentanti di ognuna delle quattordici Chiese ortodosse autocefale (Patriarcato ecumenico, Patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Mosca, Serbia, Romania, Bulgaria, Georgia, Chiese di Cipro, Grecia, Polonia, Albania e delle Terre di Cechia e di Slovacchia) e da altrettanti rappresentanti della Chiesa cattolica, si è incontrata a Vienna dal 20 al 27 settembre 2010, sotto la presidenza dell'allora arcivescovo Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, e del metropolita di Pergamo, Ioannis (Zizioulas), del Patriarcato ecumenico. La riunione di Vienna è stata la XII sessione plenaria della Commissione, la cui istituzione fu ufficialmente annunciata con la Dichiarazione comune sottoscritta dal Patriarca ecumenico Dimitrios i e da Giovanni Paolo II al termine della visita di quest'ultimo al Fanar il 30 novembre 1979. L'ospitalità offerta dall'arcidiocesi di Vienna è stata generosa, e preziosa si è dimostrata anche la collaborazione della Fondazione Pro-Oriente.

La sessione plenaria di Vienna è stata dedicata allo studio, già avviato nella precedente sessione di Cipro (2009), della questione del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio, sulla base di un testo elaborato dal Comitato misto di coordinamento nel 2008. Con questo testo - che, con una metodologia prevalentemente di tipo storico, prendeva in considerazione gli elementi storici più rilevanti - si intendeva proseguire la riflessione sul tema del primato nella Chiesa universale, inaugurata con la sessione plenaria di Ravenna (2007). In quella sede, infatti, la Commissione aveva approvato e pubblicato un documento dal titolo Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa: comunione ecclesiale, conciliarità e autorità, nel quale cattolici e ortodossi affermavano insieme, per la prima volta, la necessità di un primato al livello di Chiesa universale e concordavano che questo primato spettava alla sede di Roma e al suo vescovo, mentre riconoscevano ancora aperta la questione relativa alla modalità di esercizio del primato, ai fondamenti scritturistici e alle interpretazioni storiche.

Basandosi sulle importanti affermazioni del documento di Ravenna, la Commissione aveva elaborato un progetto di lavoro, secondo il quale l'attenzione si sarebbe concentrata sul primo millennio quando i cristiani di Oriente e Occidente erano uniti.

Durante la riunione di Vienna, la Commissione ha proseguito l'analisi attenta e accurata dei fatti storici e delle testimonianze relative al tema in oggetto. La ricerca di un'interpretazione condivisa di tali dati si è rivelata un'operazione molto complessa, che ha richiesto studio approfondito e dialogo paziente. Malgrado l'impegno profuso, non è stato possibile trovare un accordo per la pubblicazione di un documento comune.

Alcuni membri hanno espresso la loro perplessità dinanzi alla possibilità di approvazione di un testo di carattere essenzialmente storico da parte di una Commissione teologica. Essi, come teologi e pastori, non si sentivano sufficientemente competenti per esprimere giudizi su questioni storiche assai complesse sulle quali spesso non vi è unanimità nemmeno tra specialisti della materia. Altri membri, invece, hanno sottolineato che, per restare fedeli al mandato contenuto nel documento di Ravenna, occorreva prendere in esame non solo il ruolo del vescovo di Roma, ma anche quello dei concili.

Dopo una lunga discussione, la delegazione cattolica ha accettato di considerare il testo in esame come uno strumento di lavoro che potrà risultare utile nelle prossime tappe del dialogo quando si affronterà il tema del primato da una prospettiva maggiormente teologica. Allo stesso tempo, si è deciso di comune accordo di dare vita a una sotto-commissione mista che cominci a studiare gli aspetti teologici ed ecclesiologici del primato in relazione alla sinodalità e che dovrà successivamente sottoporre il proprio lavoro al Comitato misto di coordinamento in vista della redazione di un nuovo documento.

Nei mesi successivi, i due presidenti della Commissione mista, il cardinale Koch e il metropolita Ioannis, hanno avuto modo di concordare alcuni aspetti pratici concernenti la nuova sotto-commissione mista, come, ad esempio, il numero dei membri, il metodo di lavoro, le date. Alla luce del sostanziale accordo raggiunto su ciascuno di questi punti, si può prevedere che la suddetta sotto-commissione porterà a termine il suo compito in un tempo ragionevolmente breve.

In questa prospettiva, il risultato della sessione plenaria di Vienna non può essere considerato una battuta di arresto. La scelta di proseguire il dialogo adottando una prospettiva più teologica rappresenta una possibilità per riflettere con maggiore profondità sul tema del primato. Inoltre, il grande lavoro svolto per lo studio e l'interpretazione comune delle fonti del primo millennio relative al ruolo del vescovo di Roma sarà prezioso per l'elaborazione di un documento teologico su primato e sinodalità.

Il lavoro della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico si svolge nel quadro di relazioni ecclesiali tra cattolici e ortodossi caratterizzate, nel corso dell'anno appena trascorso, da un clima positivo. Tra i numerosi esempi che si potrebbero citare, vanno ricordati almeno due eventi di particolare rilevanza: le Giornate di spiritualità ortodossa russa in Vaticano, che si sono svolte il 17 e 18 maggio, con la presenza a Roma del metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, durante le quali il Patriarca Kyrill ha voluto offrire un concerto a Benedetto XVI in occasione del quinto anniversario della sua elezione al soglio pontificio; l'incontro di Benedetto XVI con l'arcivescovo di Nea Giustiniana e tutta Cipro, Chrysostomos, e i membri del sinodo della Chiesa ortodossa di Cipro, durante il viaggio apostolico del Santo Padre nell'isola, dal 4 al 6 giugno, il primo di Benedetto XVI in una nazione a maggioranza ortodossa. Ricordando il viaggio a Cipro nell'allocuzione alla Curia romana, il 20 dicembre 2010, il Papa ha significativamente affermato: "Rimane indimenticabile l'ospitalità della Chiesa ortodossa che abbiamo potuto sperimentare con grande gratitudine. Anche se la piena comunione non ci è ancora donata, abbiamo tuttavia constatato con gioia che la forma basilare della Chiesa antica ci unisce profondamente gli uni con gli altri: il ministero sacramentale dei Vescovi come portatore della tradizione apostolica, la lettura della Scrittura secondo l'ermeneutica della Regula fidei, la comprensione della Scrittura nell'unità multiforme incentrata su Cristo sviluppatasi grazie all'ispirazione di Dio e, infine, la fede nella centralità dell'Eucaristia nella vita della Chiesa".

Le buone relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa hanno favorito anche incontri e dialoghi a livello locale. Si pensi, solo per fare un esempio, al II Forum cattolico-ortodosso sul tema "Rapporti Chiesa-Stato: prospettive teologiche e storiche", promosso dalle Conferenze episcopali cattoliche d'Europa e da rappresentanti delle Chiese ortodosse presenti in Europa e svoltosi nell'ottobre scorso nell'isola di Rodi, grazie alla generosa ospitalità del Patriarcato ecumenico. Il lavori del Forum hanno contribuito a far prendere coscienza delle convergenze già esistenti su questioni sociali ed etiche di importanza cruciale per il presente e il futuro dell'Europa e dell'umanità e dell'importanza di un impegno comune per rivitalizzare il patrimonio dei valori cristiani, applicandoli alle esigenze e ai bisogni attuali della società europea. Basandosi sulla grande vicinanza delle rispettive dottrine morali e sociali è sin da ora possibile, ed è fortemente auspicabile, che cattolici e ortodossi intraprendano insieme progetti concreti di collaborazione per il sostegno dei valori di ispirazione cristiana che costituiscono la matrice della civiltà e della cultura europee.

La ricerca della piena comunione tra le due Chiese, che è lo scopo ultimo al quale il dialogo teologico è finalizzato, in questi ultimi tempi ha trovato un nuovo stimolo nella consapevolezza comune di dover affrontare insieme le urgenti sfide poste dall'odierna società secolarizzata, a volte ostile al messaggio cristiano. Nel messaggio rivolto al Patriarca ecumenico, Bartolomeo, in occasione della festa di sant'Andrea, lo scorso 30 novembre, Benedetto XVI ha affermato: "In un mondo segnato da una crescente interdipendenza e solidarietà, siamo chiamati a proclamare con rinnovata convinzione la verità del Vangelo e a presentare il Signore Risorto come la risposta alle più profonde domande e aspirazioni spirituali degli uomini e delle donne di oggi. Per poter riuscire in questo grande compito, dobbiamo continuare a progredire sul cammino verso la piena comunione, mostrando di avere già unito i nostri sforzi per una comune testimonianza al Vangelo di fronte agli uomini del nostro tempo". Con questa convinzione, la Chiesa cattolica prosegue, in dialogo con la Chiesa ortodossa, il suo impegno per la restaurazione della piena unità visibile fra tutti i credenti in Cristo.

(©L'Osservatore Romano - 20 gennaio 2011)