martedì 13 dicembre 2011

San Giovanni della Croce (m) 14 dicembre



14 DICEMBRE
Sacerdote e dottore della Chiesa 1542-1591)
Memoria

Giovanni de Yepez, nato a Fontiveros presso Avila (Spagna) entrò ventenne nel Carmelo nel 1563, in un’epoca in cui la vita regolare dell’ordine era molto rilassata. Sotto l’ispirazione della concittadina santa Teresa tentò di ricondurlo alla primitiva osservanza. Il lavoro di riforma gli costò l’espulsione dal convento. Finì anche in prigione dove scrisse alcune delle più belle liriche di tutti i tempi. Serio e austero, era sovente oggetto degli scherzi della gioviale Teresa, che lo stimava enormemente. Le sofferenze che subì gli insegnarono a scoprire il mistero della croce e ad avanzare sulla strada della più alta contemplazione e della vita mistica. Di questa descrisse le tappe nelle opere di teologia spirituale che la Chiesa addita come sicura dottrina a tutti i suoi fedeli: Salita al monte Carmelo, Notte oscura dell’anima, Cantico spirituale, Fiamma viva di amore. Egli vede l’essenza della Chiesa nella sua unione vitale con Cristo, pienamente integrata con l’esistenza umana concreta. Cristo è «presente e operoso» sempre nella Chiesa.


La conoscenza del mistero nascosto in Cristo Gesù

Dal «Cantico spirituale» di san Giovanni della Croce, sacerdote.

Per quanto siano molti i misteri e le meraviglie scoperte dai santi dottori e intese dalle anime Sante nel presente stato di vita, tuttavia ne è rimasta da dire e da capire la maggior parte e quindi c’è ancora molto da approfondire in Cristo.

Egli infatti è come una miniera ricca di immense vene di tesori, dei quali, per quanto si vada a fondo, non si trova la fine; anzi in ciascuna cavità si scoprono nuovi filoni di ricchezze.

Perciò san Paolo dice di lui: «In Cristo si trovano nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2,3) nei quali l’anima non può penetrare, se prima non passa per le strettezze della sofferenza interna ed esterna. Infatti a quel poco che è possibile sapere in questa vita dei misteri di Cristo, non si può giungere senza aver sofferto molto, aver ricevuto da Dio numerose gra­zie intellettuali e sensibili e senza aver fatto precedere un lungo esercizio spirituale, poiché tutte queste grazie sono più imperfette della sapienza dei misteri di Cristo, per la quale servono di semplice disposizione.

Oh, se l'anima riuscisse a capire che non si può giungere nel folto delle ricchezze e della sapienza di Dio, se non entrando dove più numerose sono le sofferenze di ogni genere, riponendovi la sua consolazione e il suo desiderio!

Come chi desidera veramente la sapienza divina, in primo luogo brama di entrare veramente nello spessore della croce!

Per questo san Paolo ammoniva i discepoli di Efeso che non venissero meno nelle tribolazioni, ma stessero forti e radicati e fondati nella carità, e così potessero comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l'altezza e la profondità e conoscere l’amore di Cristo che sorpassa ogni conoscenza, per essere ricolmi di tutta la pienezza di Dio (cfr. Ef 3, 17-19). Per accedere alle ricchezze della sapienza divina la porta è la croce. Si tratta di una porta stretta nella quale pochi desiderano entrare, mentre sono molti coloro che amano i diletti a cui si giunge per suo mezzo.